TAXIDERMIA (György Pálfi - 2006 UNGHERIA)



Il viaggio nel fantastico mondo del weird extra-large continua con la visione (consigliata da BUONI amici) di TAXIDERMIA del regista ungherese György Pálfi (liberamente tratte dalle novelle di Lajos
Parti Nagy). Questo film è stato addirittura presentato al 59° Festival di Cannes ricevendo un mare di critiche ferocissime, e proprio per questo come potevamo lasciarcelo sfuggire?

Il film è indigesto, inquietante, nostalgico, violento, SOLO PER AMATORI, girato con un’abilità registica, che gli dà quel tocco autoriale rendendolo disturbante e concettuale, molto vicino
alla body-art. Visioni, incubi e ossessioni, sperma, vomito, sangue, sesso, fame, odio e amore, di tutto questo è costituito il "rassicurante" liquido amniotico di TAXIDERMIA, lasciatevi avvolgere
anche voi e non ve ne pentirete.

Consiglio da amici:
ASSOLUTAMENTE VIETATO MANGIARE PRIMA DELLA VISIONE.

La trama è ambientata in Ungheria dalla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni Ottanta, ed è costituito da tre episodi uniti fra loro da un legame generazionale mostrandoci le vite e le storie a dir poco grottesche di una WEIRD-FAMILY in piena regola.

Si parte dal nonno: un soldato dell’esercito magiaro, provato e sfinito dalle stressanti vessazioni del proprio superiore, che scarica le sue profonde frustrazioni sessuali in improbabili performance di
autoerotismo (con le candele accese, coi resti del maiale appena squartato, nei buchi improvvisati della baracca) dalle quali nasce un bel bambino in carne e in buona salute con una simpatica codina da porco sul di dietro.



Da qua comincia il secondo episodio: il bel bambino cresce sempre più in buona salute fino a diventare un campione nazionale dell’abbuffata e del rigurgito a oltranza: un vero sport estremo che consiste nell’ingurgitare di tutto nel minore tempo possibile, con conseguenti ultra-evacuazioni a fine gara. Il giovane campione s’innamora inevitabilmente di una sua collega sportiva, finisce col sposarsela e diventa padre, a sua volta, di un bel bambino in cattivissima salute.




Così ci immergiamo nel terzo episodio: il figlio dell’abbuffone cresce magro e scheletrico costituendo così "la vergogna della famiglia", ma contemporaneamente è costretto ad accudire e a nutrire il suo anziano padre ormai ridotto ad un’acida e immobile massa di lardo (poche altre volte vista al cinema); nel frattempo, però, diventa un artigiano abilissimo nell’arte della tassidermia ed è a questa sua "vena artistica" che si deve il merito di regalarci un finale

POST-INDUSTRIALE-SCONVOLGENTE-COMMOVENTE,

al quale vi rimandiamo per calorosi commenti.






VOTO: OTTIMO E ABBONDANTE (4 su 5)

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