2009 A Sex Odyssey: ENTER THE VOID (Gaspar Noè – 2009 FRANCIA)


"Ti ricordi quel patto che abbiamo fatto? Ci siamo promessi di non lasciarci mai."


1) Enter the Void

Tokyo. Luci al neon, battiti techno, spirali di fumo e desiderio.
Oscar è un giovane spacciatore americano, un ragazzo troppo fragile in una città troppo dura che non lascia scampo. Condivide un minuscolo appartamento con la sorella Linda: lei balla nuda nei club, lui vende sostanze psicotrope che promettono l’illuminazione.



Oscar sperimenta un sacco di droghe sotto la sapiente guida dell’amico Alex, il suo toxic Buddha. Amano filosofeggiare e discutere sulle svariate allucinazioni che vivono e rivivono in continuazione. 
I due amici infatti vanno giù pesante, essendo in fissa per il DMT, il principio attivo dell’Ayuwaska uno degli allucinogeni più potenti al mondo!

Alex conosce a memoria "Il Libro Tibetano dei Morti" che viene così da lui riassunto: 
“quando moriamo la nostra anima si leva in volo volteggiando su tutte le persone a noi care; 
vaga alla spasmodica ricerca di energia sessuale; 
gli organi sessuali divengono sorgenti luminose, 
e la nostra anima viene attratta dalle luci più intense, 
cercando un varco nell’amplesso ... nella speranza di rinascere ... reincarnandosi”.

Oscar ascolta, sorride, si fuma il mondo. Ma non sa che presto quello strano libro diventerà il suo destino.
 

Una soffiata, una trappola, un bar che si chiama “The Void”: nome perfetto per un luogo dove la vita finisce e l’eternità comincia. La polizia irrompe, Oscar si rifugia nel bagno, prova a sbarazzarsi della roba. Un colpo. Sangue. Buio.
Morte del corpo.
Inizio del film.
Enter The Void!



2) Requiem for a Trip

Oscar è morto, la sua anima si solleva, in volo sopra una città lisergica e luminescente.
La macchina da presa diventa Oscar che è diventato etereo.
Noi spettatori non guardiamo più un semplice film: intrappolati in un POV impossibile diventiamo Oscar.

Iniziamo quindi a conoscere tutti i protagonisti della storia, in un andirivieni tra gli eventi immediatamente succedanei alla sua morte, ricordi di infanzia, momenti pre-morte, rivelazioni varie e sequenze psichedeliche dovute all’alto tasso di stupefacenti.

  

Tutta la vita di Oscar ci scorre davanti, in brandelli di ricordi dolcissimi (il capezzolo materno) e terribili (l’incidente che ha cambiato per sempre la vita ai due fratelli). Scopriamo le dinamiche interne ai protagonisti, indaghiamo sul fortissimo legame tra i due, scopriamo chi veramente gli ha voluto bene e chi invece lo ha tradito decretandone la morte. 

La sorella Linda ora è sola, perduta, intrappolata in un loop di sesso e dolore. Oscar la osserva, la segue, la ama ancora. La città è il suo labirinto, un enorme videogioco psichedelico dove ogni luce è un tunnel, ogni suono un ricordo, ogni flash una ferita: un trip di LSD e metafisica.

Ma il protagonista, e noi spettatori con lui (intrappolati in una impossibile soggettiva dall’aldilà), sebbene morto, ha ancora parte attiva nella storia: deve trovare il modo di reincarnarsi e porre fine a questo limbo. 

Senza dimenticare però che potrebbe essere tutto un incredibile trip allucinogeno, alimentato dalle droghe e dalle teorie che Alex gli ha propinato. Il tutto in 2 ore di emozioni al neon.
  


3) 2009 A Sex Odyssey

E poi arrivano gli ultimi quindici minuti. Fatti di cinema puro, sfrontato, impensabile.
Oscar (o meglio la sua energia, la sua essenza) entra nel Love Hotel, cattedrale del desiderio. Tutti fanno sesso, tutti emanano luce: i corpi diventano fari cosmici, le vagine buchi neri, i peni dei laser galattici.
Il mondo intero è un coito in slow motion.

Lo spirito cerca il portale per reincarnarsi, e quel portale è il più antico del mondo: un amplesso. Oscar è attratto dai fasci di luce che si sprigionano dagli organi sessuali, alla ricerca della coppia che possa permettergli di reincarnarsi e tornare a vivere. Una volta fatta la scelta (e vi assicuriamo che è quella giusta), assistiamo a una delle sequenze più "stupefacenti" mai viste al cinema: Oscar entra nell’utero femminile (e noi spettatori insieme a lui …), osserva lo scatenarsi di un esercito di spermatozoi, si unisce a loro in un viaggio allucinante all’interno dei misteri della vita, e vince l’incredibile corsa arrivando per primo a fecondare un enorme ovulo!

Gaspar Noé trasforma l’utero in una nebulosa rosa, lo sperma in un esercito stellare, la fecondazione in un big bang. È pornografia mistica, fantascienza uterina: 2001 Odissea nello Spazio riscritto nella carne.
Kubrick guardava alle stelle; Noé guarda dentro il corpo umano, e trova lo stesso infinito.
Alla fine, Oscar rinasce. 
E il film termina con la fine di un viaggio e l’inizio di uno nuovo.
 

Enter the Void è una vertigine sensoriale estrema che fonde morte e orgasmo, reincarnazione e dissoluzione. È porno spirituale, fantascienza lisergica, melodramma chimico.
Gaspar Noé ci trascina nel vortice: per 2 ore e mezza lo spettatore si fonde col protagonista del film,  drogandosi, morendo, volando, ricordando e alla fine rinascendo. 
Dolore, morte, sesso, nascita, tutto in loop.

Spacciato da molti come un droga movie postmoderno, Enter the Void è in realtà un porno-dramma psichedelico, un’esperienza sensoriale che affonda le sue radici nel cinema lisergico degli anni ’70.
Il viaggio all’interno degli organi genitali femminili riecheggia irresistibilmente il finale di 2001: Odissea nello spazio, che si chiudeva con un feto sospeso nel cosmo, simbolo di mistero e rinascita.
Qui, però, l’universo è un corpo: Tokyo è un utero fluorescente, e l’intero film può essere letto come il sogno allucinato di uno spermatozoo disperato, intento a compiere il proprio destino.

Anche quando esplode la pornografia — marchio di fabbrica di Noé — tutto resta poeticamente fantascientifico: vagine che emettono fasci energetici, peni al neon, soggettive intrauterine color porpora. E' in quell’istante di delirio visivo, che un film sperimentale nella forma — con la sua soggettiva totale, resa ultra-realistica dal battito di ciglia del protagonista — diventa paradossalmente un classico, capace di trascinare lo spettatore in un’estasi emotiva inattesa, quasi mistica.

Non stupitevi, quindi, se dopo i titoli di coda vi sentirete attraversati da un’irrefrenabile voglia di drogarvi, fare sesso… e fare un figlio.
Fatevi coraggio — e Enter the Void.


CAPOLAVORO CLAMOROSO

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