DAVID LYNCH: UNA INTERVISTA IMPROBABILE (Festa Cinema Roma 2017)




“Non si è obbligati a comprendere per amare. Ciò che occorre è sognare” (David Lynch)

Giorno 4 novembre 2017, lungo le strade di Roma, mentre ci si accingeva a incontrare il più grande regista vivente, noi di Caina si  fantasticava sulle tante domande che avremmo voluto porre a David Lynch, se solo ciò fosse stato possibile. E ci veniva una idea ...


Negli anni 70 alcuni geniali autori della radiofonia nostrana si erano inventati un arguto ed affascinante format: "Le Interviste Impossibili". Ponevano fittizie domande a personalità storiche particolarmente famose, impossibili da intervistare, utilizzando come risposte delle realistiche affermazioni dei personaggi scelti. Un gioco sorprendente, tra ascoltatori e autori, che rendeva il tutto davvero emozionante.

Detto ... fatto!

Quella che andrete a leggere è una "Intervista Improbabile" (nel senso che pur non essendo impossibile, mai nessuno ci darebbe la possibilità di farla) al regista americano. Le domande sono tutta farina del nostro sacco, le risposte sono reali frasi estrapolate dalla preziosissima ora passata insieme a Lynch, in occasione della Festa del Cinema di Roma. In una sala gremita da fan che sicuramente avranno fatto sussultare anche l'animo di questo arzillo e geniale vecchietto. Andiamo a incominciare.

Motore ... Azione ...



Caina: Allora David, come stai? Ti vediamo davvero in forma smagliante. Prima di entrare in sala proviamo a carpire qualche tua parola. Ci hai da poco regalato la terza stagione di TWIN PEAKS, nella quale hai davvero superato te stesso. Come si dice a Roma hai "spaccato il culo a tutti". Il finale poi ha sconvolto milioni di spettatori, scatenando una miriade di teorie e spiegazioni da lasciare veramente basiti: realtà parallele, viaggi nel tempo, Saturno e Giove in congiunzione, gli Antichi Egizi, i Coboldi e i Pitilini, il Fico Sacro ... e i Naniiii... mancano solo i Rettiliani, il Sacro Graal, Voyager e Giacobbo ...insomma come cavolo finisce realmente TWIN PEAKS???

Lynch: Finisce come finisce. Potrei anche svelare qualche dettaglio in più, ma ho messo davvero tutto già li in quelle 18 ore. Nulla da aggiungere. Voi spettatori ne sapete quanto me in proposito.

Ok David, abbiamo capito. Lasciamo perdere. Concediti pure ai fotografi e poi entriamo in sala!



Caina: Molliamo il discorso TWIN PEAKS e facciamo un salto indietro. Vediamo la prima clip che hai selezionato per noi e poi ne parliamo. Intanto ordiniamo del caffè "nero come una notte senza stelle", e due fette di cherry pie!


Caina: Ok David, quindi vuoi partire dall'inizio, visto che hai scelto il tuo film d'esordio, il soffertissimo ed esplosivo ERASERHEAD, un film che rischiava di non veder mai la luce. Di recente abbiamo potuto vedere nelle sale un documentario sul periodo precedente a questo film (THE ART LIFE), incentrato sui tuoi inizi da artista visivo. Ma davvero avresti voluto fare il pittore? Il cinema non ti interessava proprio? Davvero rischiavamo di perdere il regista David Lynch? E cosa ti ha ispirato per la realizzazione di questo tuo film?

Lynch: Non ero per nulla un appassionato di cinema. Non andavo a vedere film. La mia più grande ispirazione è stata la città di Philadelphia, perché era sporca, corrotta, violenta, sempre in preda al terrore. Amavo anche la sua architettura, i suoi colori intensi, i suoi interni improbabili, le pareti verdi, le proporzioni strane delle stanze, i mattoni ricoperti di fuliggine, la presenza delle fabbriche. E' proprio da Philadelphia che ho sviluppato il mio amore per le fabbriche. Questo è il mondo che troviamo in Eraserhead.

Caina: La tua amata Philly, come ti piace spesso chiamarla ... doveva essere davvero weirda se ha tanto condizionato l'estetica di ERASERHEAD. L'altra città che ti ha enormemente influenzato è indubbiamente Los Angeles. Solo se si è stati almeno una volta a Los Angeles si può capire davvero la tua poetica. Anzi, ogni tuo fan dovrebbe una volta nella vita sfrecciare per le sue strade notturne per carpirne quell'atmosfera tra il noir e l 'assurdo. Non è vero?

Lynch: Infatti ci sono arrivato proprio in piena notte, nel 1970. La mattina dopo sono uscito dal mio appartamento e per la prima volta ho conosciuto la luce di Los Angeles: era così bella che sono quasi svenuto. Amo la luce a LA, amo il fatto che la città sia così espansa, ti dà una sensazione di infinito e di libertà. E poi la amo perché era la casa dell’età dell’oro del cinema, e l’atmosfera di quell’epoca ogni tanto torna in vita ancora oggi, quando di notte germogliano i gelsomini. Insomma, amo Philadelphia per la sua bruttezza e Los Angeles per la sua bellezza.



Caina: Andiamo avanti, e affrontiamo il tortuoso rapporto con Dino de Laurentis, con il quale hai realizzato due film diversissimi tra loro. DUNE che rischiava di essere la tua morte come regista (visto il suo sonoro flop), e poi VELLUTO BLU che è stata la tua rinascita autoriale. Come è andate realmente? E' vero che per DUNE avevi girato quasi quattro ore di film e che Dino te ne tagliò oltre la metà? 

Lynch: Quando ho firmato il contratto per Dune, sapevo di non avere il controllo sul final cut, il montaggio finale dell'opera. Sapevo che non era la cosa giusta da fare, ma l’ho firmato lo stesso. Quando poi arrivò il momento di girare Velluto blu, gli dissi che lo avrei fatto solo se avessi potuto avere l’ultima parola sul montaggio. Dino me lo promise e mantenne la parola: Velluto blu l’ho girato e montato in assoluta libertà. E poi adoro Dino perchè mi ha insegnato a cucinare i rigatoni!


Caina: Guardando le tue opere risulta molto chiara l'estrema cura che poni verso ogni dettaglio, e la coerenza di base che sorregge ogni tuo lavoro. Eppure allo stesso modo alcuni momenti dei tuoi film sembrano quasi "improvvisati", talmente scorrevoli e ipnotici risultano a noi spettatori. In molti ambiti della produzione culturale (musica, cinema, teatro, etc.) si sente spesso esaltare questa pratica, spesso anche a sproposito.  Da qui la domanda: quanto spazio lasci alla improvvisazione?

Lynch: No, nessuna improvvisazione, direi piuttosto prove. La ragione è che le idee che arrivano nella tua testa, poi vanno tradotte in parole. Quando queste parole vengono rilette, l’idea dovrebbe essere restituita nella sua interezza. Le idee purtroppo arrivano in frammenti. E' come se nell’altra stanza ci fosse un puzzle completo che tu non puoi vedere, e qualcuno improvvisamente ti lanciasse una tessera a caso del puzzle: da questi frammenti di idee poi nasce la sceneggiatura e successivamente il film. Quindi durante la lavorazione del film bisogna preservare l’idea originale, e per farlo è necessario che tutti quanti quelli che partecipano al processo creativo siano in sintonia con questa idea iniziale. Quindi niente improvvisazione, ma tante prove e tanto lavoro.

Caina: E come ti arrivano queste idee? C'è una tecnica particolare per raccoglierle? Vai sempre a pesca "in acque profonde" come tu ami sempre dire? Dacci qualche dritta ... 

Lynch: Mi spiace un sacco ma nemmeno io so come arrivano. Passa una intera giornata senza nessuna idea ... si fa più tardi e ancora nessuna nuova idea ... quando poi improvvisamente ... ecco arrivare una nuova idea! Funziona così!


Caina: Questa scena ci fa venire in mente un altro problema legato ai tuoi film. I critici impazziscono nel vano tentativo di classificarli. Sono indubbiamente film drammatici, certo, ma poi? Flirtano col thrilling, sicuro, ma non solo. A volte sconfinano nel surrealismo e spesso nell'horror. Ecco allora la domanda: i tuoi film sono fatti per fare paura? Scene di questo tipo sono horror o semplicemente utilizzano gli schemi del cinema horror per affascinare e raccontare altro? 

Lynch: Ma questa scena non fa mica paura ... e poi a me piace tanto avere ospiti in casa ... ;-)  

Caina: Si vabbè ... Continuiamo a dare giù ai critici cinematografici. Alcuni di loro, piuttosto cattivi, dicono che in fondo giri e rigiri sempre lo stesso film, un po come criticavano anche l'operato di Federico Fellini. Tu che ne pensi? I tuoi film sono davvero tutti uguali? E quali sono le connessioni tra le tue opere?

(David ci pensa su un po', chiude gli occhi forse per concentrarsi o forse per non mandarci a quel paese ...)


Lynch: Quello che posso dire è che STRADE PERDUTE, MULHOLLAND DRIVE e INLAND EMPIRE sono tutte storie ambientate a Los Angeles. Ecco il collegamento tra i miei film!

Caina: E certo ... che poi sarebbe come dire "il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio"!



Caina: Da qualche anno è tutto un proliferare di Serie Tv, genere che sta soppiantando il cinema sicuramente dal punto di vista produttivo, non abbiamo ancora capito se anche dal punto di vista artistico. Il pubblico che prima preferiva affrontare le canoniche 2 ore di film, adesso si chiude in casa a guardare episodi su episodi, senza riuscire più a smettere. E in fondo è tutta colpa tua! Le prime due stagioni di TWIN PEAKS hanno influenzato tantissime di queste nuove produzioni seriali, buttando le basi per l'intrattenimento televisivo postmoderno. Adesso a distanza di 25 anni sei tornato a dirigere per la televisione, con una superba terza stagione, che ha di nuovo scombussolato le regole esistenti. Ecco il domandone: che differenza c'è tra girare per il cinema e produrre per la televisione? 

Lynch: Guarda che è esattamente la stessa cosa. 

Caina: E infatti tu hai girato TWIN PEAKS come fosse un lungo film di 18 ore, in barba a tutte le regole della serialità: molti momenti di pausa, pochi cliffhanger, grande cura per l'audio, addirittura momenti sconfinanti nella video arte, effetti speciali molto grezzi. In tanti hanno criticato proprio questo tuo approccio naif. Eppure dalla terza stagione di TWIN PEAKS trapela anche un tuo grande divertimento nel realizzarla. Hai maggiore fiducia verso la televisione?

Lynch: Quando crei per la tv, hai la possibilità di dare vita a una storia che continua. I film sono destinati invece a una conclusione. Certo, sappiamo bene che quando si lavora a un prodotto per la tv rispetto al grande schermo la resa della qualità video è minore, così come per l'audio. Ma la buona notizia è che ogni giorno ci sono degli straordinari miglioramenti su questi fronti.

Caina: Oddio David ... non sarai anche tu un fanatico dell'analogico? La pellicola è meglio del digitale, il vinile è meglio del cd ... c'è gente che ancora va avanti con queste assurde crociate. Tu come la vedi?

Lynch: La pellicola è indubbiamente meravigliosa, ma è pesante, si sporca, si deteriora, si rompe, ed è di difficile gestione. Il digitale è sempre più vicino alla qualità, alla sensazione della pellicola, e ti consente inoltre di fare un milione di cose appena dopo aver girato. Questo significa che con il digitale si schiude un mondo meraviglioso, e sono molto soddisfatto di questa rivoluzione. Puoi arrivare a manipolare l’immagine come fosse una tela. Sono giorni fantastici per il cinema, altroché.

Caina: Allora David facci vedere le opere d'arte che hai scelto, e spiegaci il perchè. Siamo davvero molto curiosi ...

Seated Figure, Francis Bacon, 1961


Lynch: Amo moltissimo Francis Bacon. Per me è uno dei più grandi artisti in assoluto nella storia della pittura. Amo la distorsione della figura umana: questo è Francis Bacon. Quello che fa è davvero straordinario per me. Anche se in questo momento devo dire che sono interessato sopratutto alla pittura brutta, quella un po’ infantile. Mi piace molto, ecco.

Caina: Insomma a David Lynch piace l'arte weirda!!! Grande David, uno di noi! Cosa altro ci vuoi mostrare?

The Illegal Operation, Edward Kienholz, 1962


Caina: Edward Kienholz è un altro che esplora i fenomeni organici in maniera meravigliosa. Mi piacciono le opere in tre dimensioni: spesso anche la mia pittura prevede dei fori in cui metto qualcosa, in modo che si possa procedere in profondità, oppure aggiungo qualcosa sulla superficie della tela, in modo che “esca fuori”. Credo che Kienholz sia uno dei più grandi in questo tipo di espressione.

Caina: Ok David, non ti arrabbierai però se ti chiediamo di tornare al cinema. Sai, di arte non ne mastichiamo molto, siccome stiamo sempre a guardare tonnellate di film!!! Quali film del passato hai scelto per noi?

LOLITA - Stanley Kubrik (1962)


Caina: Wow, LOLITA di Kubrik, forse il suo film più sottostimato. Che poi noi sappiamo che Kubrik è stato uno dei tuoi primissimo fan, visto che propinava a tutti i suoi ospiti una copia di ERASERHEAD, definendolo il suo film preferito! E pensare che molti ti tacciano di aver rubato a Kubrik alcune idee: ad esempio alcuni intravedono delle grosse similitudini (grosse similitudini???) tra l'Overlook Hotel e il Great Northern di TWIN PEAKS.

Lynch: Credo che questo di Kubrick sia un film straordinario sotto tutti i punti di vista, dalla recitazione alle scenografie, in ogni aspetto. Per me è un film privo di qualunque difetto e di qualunque debolezza dall’inizio alla fine. Lo amo, amo gli umori che evoca, i luoghi, la recitazione, l’evoluzione dei personaggi, come si evolve la storia. Trovo tutto bellissimo. Non ha importanza come si sia arrivati a questa bellezza, ma quello che conta è che ora abbiamo questo capolavoro. Io lo amo moltissimo.

VIALE DEL TRAMONTO - Billy Wilder (1950)


Caina: Un' intervista a David Lynch non può non contenere un accenno a VIALE DEL TRAMONTO, film da te sempre citato come di fondamentale importanza. Quello che non tutti sanno è che tu da questo film hai davvero rubato qualcosa ... un nome e un cognome! Raccontaci.

Lynch: E' un film immensamente triste, di desideri non realizzati. In questo film c'è un personaggio che si chiama Gordon Cole, che è il nome mio personaggio in Twin Peaks.  Se si percorre una qualsiasi strada a Los Angeles da est a ovest per arrivare alla Paramount, dove lavorava Billy Wilder, si incrociano immancabilmente due strade. Una si chiama Gordon, l’altra Cole. Secondo me, è da lì che Wilder ha tratto il nome del personaggio.

OTTO E MEZZO - Federico Fellini (1963)


Caina: Eccoci dunque arrivati a Fellini, da sempre tua grande fonte di ispirazione, anche se apparentemente un regista molto lontano dalla tua poetica. Spiegaci meglio.

Lynch: Fellini è uno dei più grandi maestri di cinema di tutti i tempi. Mi ha sicuramente ispirato. Per me i film di Fellini sono delle opere d’arte.

Caina: In un tuo libro di qualche anno fa (In Acque Profonde), citavi l'incontro avvenuto tra te e Fellini. Ce lo puoi raccontare con più dovizia di particolari? Sai, sono eventi mica da poco ... Lynch e Fellini che si fanno una chiacchierata!

Lynch: In realtà l’ho incontrato due volte. Una notte ho cenato insieme a Silvana Mangano, Isabella Rossellini, Federico Fellini e Marcello Mastroianni. Tutta la cena era a base di funghi, che erano evidentemente di stagione, da funghetti minuscoli ad altri grandi come bistecche. Durante la cena dissi a Marcello che ero davvero appassionato di Fellini e il giorno dopo una macchina mi venne a prendere, perché avevano organizzato una giornata intera che ho potuto passare con Fellini a Cinecittà, dove stava girando Intervista. C'era Tonino Delli Colli come direttore della fotografia. Mi ricordo che andammo al bar a fare colazione e c’era una donna con un seno gigantesco ... 



Caina: E certo ... sappiamo bene che gusti aveva quel geniaccio malefico!!! In passato Caina si è occupata anche di lui e delle sue oniriche perversioni, ma andiamo oltre. E il secondo incontro dove è stato?

Lynch: Anni dopo ero a Roma per girare uno spot per la pasta Barilla. Era il 1993. C’era di nuovo Tonino, e parlando mi disse che Fellini era ricoverato in ospedale. "Pensi che possa andarlo a salutare?”. “Perché no”.  Mi ricordo che era una serata romana molto calda e con me c’erano la nipote e Tonino. Percorremmo un corridoio e la nipote si informò se potevamo entrare nella stanza dove era ricoverato Fellini. Entrai, c’erano due letti singoli, e nel mezzo Federico Fellini su una sedia a rotelle con un tavolino davanti. C’era anche un giornalista di nome Vincenzo ...

Caina: Noooo ... non mi dire che era Vincenzo Mollica!!! Il Mollicone nazionale!!! Mamma mia che seratona: David Lynch, Federico Fellini e Vincenzo Mollica tutti insieme!!! Momento Stracult!!!

Lynch: Tonino e Vincenzo si conoscevano. Io mi sono messo a chiacchierare con Fellini mentre Tonino si è messo a chiacchierare con Vincenzo. Gli ho tenuto la mano, abbiamo parlato per mezz’ora. Lui mi raccontò di come quello che stava accadendo nel mondo del cinema lo intristisse. L'entusiasmo del pubblico piano piano si stava trasferendo verso la Tv, i giovani non parlavano più di cinema, se ne erano come dimenticati. Lasciando la stanza gli dissi che tutto il mondo stava aspettando il suo prossimo film. Lui mi rispose facendo quasi un saluto militare! Quando vidi Vincenzo molti anni dopo, mi disse che Fellini gli aveva parlato bene di me: “Questo è un bravo ragazzo”. La domenica dopo quell'incontro Fellini sarebbe entrato in coma, e non si sarebbe più svegliato.


Caina: Nooo ... non ci posso credere ... è spuntato dal nulla Paolo "prezzemolino" Sorrentino, e come sempre non si è pettinato! Ha qualcosa in mano e si avvicina minaccioso. Ah, ci dicono debba consegnarti il Premio alla Carriera.


Caina: Avvicinati un attimo David, in modo che non ci senta. Detto tra noi ... se pensiamo che Sorrentino si è portato a casa un Oscar, mentre per te solo qualche sparuta nomination ... la cosa fa davvero "rodere il culo" ... o no???!!!

Lynch: Non lo so ... per me è un grande onore questo premio. Amo Roma, adoro gli italiani, la storia, l'arte e il cinema.



Caina: Ok David, te ne sei uscito davvero da gran signore. Concediti pure ai fotografi e agli applausi dei tuoi fan.


Caina: E' stato un onore incontrarti dal vivo, percepire le tue vibrazioni, godere della tua eleganza, della tua ironia e del tuo mistero ... perchè d'altronde come fai sempre nei tuoi film ... non ce l 'hai mica raccontata tutta la verità caro David... "ma in fondo non c'è da preoccuparsi ... va bene ... va bene così !"


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