Spiagge già comprate, tagliate e poi pippate,
In questo mondo qua, un po di gesso un po di cloro,
Canta la gente che, ci ha già lasciato il culo"
Enea, interpretato dallo stesso regista Pietro Castellitto, è giovane e bello, cresciuto tra le comodità della ricchezza e il fasto della high class capitolina. Ufficialmente gestisce un ristorante di sushi, ma è fortemente attratto dall'adrenalina che solo il mondo del crimine può offrire. Spaccia, non per vivere, ma per sentirsi vivo.
Accanto a lui c'è Valentino, interpretato da Giorgio Quarzo Guarascio, la mente che si cela dietro al progetto musicale Tutti Fenomeni. Valentino è un personaggio affascinante e misterioso. Aspirante aviatore, è un'anima candida e insieme sprezzante, il compagno ideale di Enea nel viaggio verso un contesto criminale di molto più grande di loro.
La famiglia di Enea completa l'affresco di questa classica élite: un padre (psicologo) e una madre (conduttrice tv) che rappresentano la quintessenza della classe alta romana. Anzi no: altissima. Il fratello minore, che ancora dorme nel letto dei genitori, chiude questo fantastico quadretto familiare di ricchezza e disagio. Su tutto e tutti troneggia una palma: in certi ambienti la vita è davvero una perenne vacanza.
L'audace, ma in fondo occasionale, scelta di Enea e Valentino di immergersi nel mondo criminale non è un atto di ribellione, ma la ricerca di vita in un mondo vuoto. Vengono scelti dalla mala romana per uno spaccio di roba "importante". Perchè in fondo sono dei bravi ragazzi: affidabili e quieti.
Il percorso di "Enea" è molto simile a quello delle protagoniste di "Spring Breakers" di Harmony Korine: entrambi i film esplorano il tema della ricerca di autenticità attraverso esperienze estreme e pericolose. La criminalità vista come mezzo per sfuggire alla banalità di una eterna "maledetta primavera" e alla vacuità della futura e segnata vita borghese.
Il percorso di "Enea" è molto simile a quello delle protagoniste di "Spring Breakers" di Harmony Korine: entrambi i film esplorano il tema della ricerca di autenticità attraverso esperienze estreme e pericolose. La criminalità vista come mezzo per sfuggire alla banalità di una eterna "maledetta primavera" e alla vacuità della futura e segnata vita borghese.
Uno stile visivo non convenzionale e una narrazione non lineare, tre ellissi narrative e sequenze fuori campo, trascinano lo spettatore in un viaggio seducente e imprevedibile. È come stare su una rollercoaster: voli pindarici della m.d.p., a picco e di sbieco su una Roma godona e malata, a velocità massima, senza freni e protezioni, con un altissimo rischio di schiantarsi. Eppure regista e film rimangono miracolosamente in piedi, illesi e vivi: miracolo!
A questi squarci di violenza si susseguono altri momenti di calma apparente. Il cinema criminale di Kitano degli anni 90 rivisto in chiave giovanilistica. Il ragazzo ha studiato, e si vede. Ed obbliga a una visione attiva e connessa.
La verità è che il Pietro Castellitto regista è di gran lunga superiore all'attore, sfoggiando una padronanza tecnica che pochi suoi coetanei possono vantare. Sicuramente i mezzi avuti a disposizione sarebbero stati impossibili senza quel cognome, ma Castellitto dimostra di saperli usare per arrivare al suo scopo. E a noi va bene così.
Ma il vero fiore all'occhiello dell'opera sono i sorprendenti dialoghi.
L'incipit del film ad esempio è spiazzante: frasi intrise di cliché e retorica, oscene, insostenibili, una presa in giro raggelante della superficialità borghese. E' proprio quel vuoto che che Enea e Valentino cercano disperatamente di colmare.
Castellitto crea poi per tutto il film una danza verbale affascinante e disorientante: tutte le conversazioni, sia quelle tra figli e figliastri della Roma Nord, sia quelle coi criminali della Mafia Capitale, superano le aspettative. Da scambi apparentemente banali ad altri profondi e introspettivi, si svelano le complesse dinamiche emotive e psicologiche dei personaggi.
Enea: "Io sono libero"
Eva, la fidanzata: "Tu sei un handicappato"
Enea: "E' la stessa cosa"
Alcuni monologhi poi sono da applauso.
Quello sulla Vita di Adamo Dionisi, il criminale dal cuore buono: desiderio d'Amore.
Quello sulla Fica, di Giorgio Montanini, il giornalista aggressivo: desiderio di Potere.
Peccato per un audio non sempre capace di renderli distinguibili. L'audio: il vero grosso problema del cinema italiano contemporaneo.
Da un lato voci di acuta critica a smascherare i difetti e le fragilità dell'opera. Dall'altro elogi entusiastici per il coraggio e l'originalità del film. Qualcuno arriva persino a parlare di un nuovo movimento cinematografico: il "cinema trap italiano"!
Molti hanno contestato l'eccesso di mezzi tecnici, vedendovi un'enorme arroganza artistica atta a nascondere una sostanziale pochezza narrativa. Per loro, l'estetica spettacolare ha reso "Enea" una inutile esibizione di stile. A critiche, che pur feroci sono rimaste civili, sono seguiti veri e propri attacchi frontali diretti e personali.
Guarascio ci regala il momento più cult del film: Valentino, vestito da reuccio, che esegue una versione completamente rivisitata, surreale e junkie di "Spiagge" di Renato Zero. Puro Genio. Vi regaliamo un breve estratto, se lo mettessimo tutto ci chiuderebbero il sito ...
Guarascio si distingue come una promessa da seguire. La sua interpretazione ci promette grandi cose per il futuro ... e noi vogliamo crederci!
"Enea" è un film divertente, scorretto, acido e ardito. Un cinema che alza la posta in gioco, verso nuove prospettive, e con voli imprevedibili ed ascese velocissime prova a ritrarre nuovi codici di geometria esistenziale.
Molti hanno contestato l'eccesso di mezzi tecnici, vedendovi un'enorme arroganza artistica atta a nascondere una sostanziale pochezza narrativa. Per loro, l'estetica spettacolare ha reso "Enea" una inutile esibizione di stile. A critiche, che pur feroci sono rimaste civili, sono seguiti veri e propri attacchi frontali diretti e personali.
Citiamo su tutti la violenta recensione che il giornalista/scrittore Christian Raimo ha dedicato a film e regista. Un attacco furente, in cui si definisce Castellitto una "faccia da cazzo" parlando di un'opera "senza senso". Le cose si fanno interessanti quando Raimo scaglia la vera accusa che sottende al suo sfogo: "è un film fatto dalla borghesia sulla borghesia, che osa mettersi in scena inutilmente disperata, senza talento, che non ha letteralmente un cazzo da dire”.
Questo è chiaramente un attacco politico.
L'accusa che Raimo muove al regista è il fatto che si sia permesso di dar voce a un contesto sociale (i 30enni dell'alta borghesia romana), che siccome considerati a priori vuoti e senza nulla da dire, non devono quindi esser proprio rappresentati. Per Raimo dunque sarebbe stato meglio descrivere il solito contesto periferico degradato capitolino, pieno di personaggi vogliosi di riscatto. Magari dando in mano una telecamera a quelle “centinaia di persone che hanno storie incredibili da raccontare, che sanno girare in modo cento volte più significativo”.
D'altro canto, i sostenitori di "Enea" ne hanno elogiato la freschezza e l'innovazione. In un panorama cinematografico italiano spesso rigido e prevedibile, il film di Pietro Castellitto è stato da loro accolto come un'iniezione di novità , soprattutto nel rompere con le convenzioni narrative tradizionali, parlando un linguaggio cinematografico stimolante che punta verso territori ancora inesplorati.
D'altro canto, i sostenitori di "Enea" ne hanno elogiato la freschezza e l'innovazione. In un panorama cinematografico italiano spesso rigido e prevedibile, il film di Pietro Castellitto è stato da loro accolto come un'iniezione di novità , soprattutto nel rompere con le convenzioni narrative tradizionali, parlando un linguaggio cinematografico stimolante che punta verso territori ancora inesplorati.
La verità è che Enea è un film fatto da 30enni per i 30enni. Generazioni nuove, liquide, perennemente connesse (tra loro) e interconnesse (alla rete), digitalmente distribuite in un enorme cloud sociale. Generazioni indefinibili, non inquadrabili, ma ribollenti di vita. Generazioni vuote per un cazzo! Anzi ancora tutte da narrare e da scoprire.
Gli intellettuali vecchio stampo, 50enni come Raimo, non riuscendo a decodificare il linguaggio e i meccanismi mentali che animano queste nuove generazioni, spaventati preferisco attaccarle violentemente. Esattamente quel malsano atteggiamento di chiusura e superiorità che ogni generazione precedente si permette di avere verso quelle successive. Un meccanismo reazionario, intellettualmente fascista. Lo dimostrano i commenti al post di Raimo: livorosi, frustrati e di una tristezza infinita. Enea e Valentino ci guardano divertiti.
Giorgio Quarzo Gualascio, vero fenomeno tra Tutti Fenomeni (il suo progetto musicale), appare essere la sorprendente rivelazione del film. Col suo sguardo affilato e il sorriso suadente, Valentino è personaggio colto e raffinato: perfetto contraltare alla figura di Enea. Mentre quest'ultimo è un disilluso ragazzo borghese dominato dalla volontà di potenza ("uno che vuole uscire dalla fica"), Valentino simboleggia il desiderio di fuga nichilista ("uno che vuole restare nella fica").
Guarascio ci regala il momento più cult del film: Valentino, vestito da reuccio, che esegue una versione completamente rivisitata, surreale e junkie di "Spiagge" di Renato Zero. Puro Genio. Vi regaliamo un breve estratto, se lo mettessimo tutto ci chiuderebbero il sito ...
Guarascio si distingue come una promessa da seguire. La sua interpretazione ci promette grandi cose per il futuro ... e noi vogliamo crederci!
"Enea" è un film divertente, scorretto, acido e ardito. Un cinema che alza la posta in gioco, verso nuove prospettive, e con voli imprevedibili ed ascese velocissime prova a ritrarre nuovi codici di geometria esistenziale.
Enea è predatore, vorace e affamato di emozioni.
Enea è bello, ricco e cattivo.
Enea è weirdo a tratti weirdissimo.
Hanno ammazzato Enea, Enea è vivo!
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