"Gli uomini magri sono la cosa più ridicola che esista."
Deve andare lontano, in Louisiana, il regista greco Yorgos Lanthimos per tornare a casa: al suo cinema provocatorio e viscerale, radicale e sperimentale dei primordi. Una svolta, considerando le atmosfere più accessibili di film come "La Favorita" o "Povere Creature", pellicole notevoli che gli hanno dato un enorme credito internazionale. Lanthimos ci riporta dunque nel suo universo inconfondibile, dove il surreale si intreccia con il grottesco e la realtà sembra sempre sul punto di spezzarsi sotto il peso di un’ironia cupa e ineluttabile.
"Kinds of Kindness" è un’antologia "new weird": tre storie che, pur sembrando separate, sono invece profondamente legate tra loro. Al centro del trittico c’è un tema universale: il potere e la sottomissione. Lanthimos esplora diversi contesti (la società, la famiglia, la religione) mettendo in scena un controllo assoluto che si manifesta elegantemente e gentilmente. Ma la gentilezza è solo una maschera dietro la quale si nasconde il dominio totale al quale sottomettersi, volenti o ... violenti. In ciascuno dei tre episodi il potere appare sotto le mentite spoglie della benevolenza, pericolosa arma di coercizione.
Tre episodi, anzi addirittura tre veri e propri film (vista la durata monstre della pellicola), con tanto di titoli di testa e coda indipendenti. Tre favole amorali, visivamente e concettualmente pazzesche. Stessa troupe, stessi volti, stessi attori, coi quali si è fatto un incredibile lavoro sulla performance, misurate e soffuse, eppure devastanti.
Tre esplorazioni sul tema della natura del potere e della cieca sottomissione, utilizzando un linguaggio visivo unico che mescola surrealismo e realismo in modo inquietante. Narrazioni che si intrecciano attorno alla figura enigmatica di R.M.F. che segue un suo arco narrativo: muore, vola in cielo e risorge. Applausi!
"The Death of R.M.F."
Nel primo episodio Robert Fletcher (Jesse Plemons) è un uomo completamente soggiogato da Raymond (Willem Dafoe), suo capo e amante: un doppio cappio al collo. Raymond ha il potere totale su Robert e ne controlla ogni aspetto della vita con precisione maniacale. Dal colore dei vestiti, alla scelta della moglie, fino alla frequenza dei rapporti sessuali, tutto è puntigliosamente deciso da una lista di istruzioni quotidiane che devono esser seguite rigorosamente. E Robert si presta al suo ruolo, rinfrancato da regali prestigiosi e da una posizione lavorativa eccellente.
Il culmine di questa dinamica di sottomissione si raggiunge quando Raymond ordina a Robert di uccidere un uomo, conosciuto solo dalle iniziali R.M.F., fingendo che si tratti di un incidente d'auto. Questo compito, richiesto con una soave gentilezza, sarebbe la dimostrazione del controllo totale che Raymond esercita su Robert, spingendolo oltre ogni confine morale e personale.
Ma quando Robert rifiuta di eseguirlo, l'equilibrio della relazione distorta viene infranto: Raymond lo rigetta e Robert si incunea in una spirale di disperazione. Privato della guida del suo "master", Robert è totalmente perso: non ha più ordini da seguire e non sa cosa farsene della libertà. Capisce di non avere alcuna autonomia reale, ma di poter vivere solo plasmato dalla volontà di Raymond. Alla fine, disperato e disorientato, il servo tornerà a piegarsi alla volontà del suo padrone.
"R.M.F. Is Flying"
Nel secondo episodio seguiamo la storia tra Daniel (Jesse Plemons) e Liz (Emma Stone), una coppia tra la paranoia e il desiderio di controllo. Liz, data per dispersa in mare dopo un naufragio su una isola misteriosa, torna improvvisamente a casa, apparentemente illesa. Ma c'è qualcosa di diverso in lei: non è solo una questione fisica (le scarpe non le entrano più, il gatto non la riconosce), ma un cambiamento più profondo. Liz sembra più libera e si permette di sperimentare questa sua libertà: fuma sigarette, mangia cioccolata, cerca sesso. E' come se su quell'isola avesse abbandonato la sottomissione familiare per scoprire una libertà inesplorata.
Esplodono dunque le insicurezze di Daniel verso una moglie diversa, non più malleabile e sottomessa. La sua paranoia cresce: quella donna non può essere davvero sua moglie. Daniel diventa ossessionato dal bisogno di confermare l'identità di Liz, spingendola ad atti estremi, per dimostrare la sua autenticità e di conseguenza la sua devozione al marito. Richieste sempre più disturbanti, come tagliarsi un dito e cucinarlo per lui, sempre esposte con la consueta calma e gentilezza. Il tutto culminerà in un sacrificio finale da body horror. E la moglie tornerà cosi finalmente a casa tra le braccia del marito.
"R.M.F. Eats a Sandwich"
Il terzo episodio ci immerge nel mondo di una delirante setta mistica guidata dai carismatici santoni Omi e Aka (Willem Dafoe e Hong Chau). Emily (Emma Stone) e Andrew (Jesse Plemons) ne sono i membri più devoti, impegnati nella ricerca disperata di una donna dai poteri miracolosi, capace di resuscitare i morti. La loro vita nella setta è scandita da rituali bizzarri e assurdi, come bere acqua bagnata dalle lacrime dei leader e partecipare a rituali sessuali come atti di devozione. Chiaramente i due santoni vivono nella assoluta agiatezza, tra enormi ville e panfili high tech.
Emily e Andrew, completamente manipolati, vivono invece in uno stato di costante controllo e soggezione. Emily è stata addirittura separata dalla famiglia di origine, lasciando marito e figlia, che va a trovare di nascosto. La sua missione di trovare la donna "miracolosa" è ormai il suo unico obiettivo di vita. Quando Emily viene scoperta a casa della figlia, viene ritenuta impura e allontanata gentilmente dal gruppo religioso: e le crolla letteralmente il mondo addosso. Disperazione totale.
Ma ecco l'opportunità di redenzione: una dritta tra il casuale e il surreale la porta alla ragazza dei miracoli. Ma il destino interverrà in maniera beffarda e crudele.
Ambientazione
La Louisiana di "Kinds of Kindness" è un elemento centrale che permea ogni scena con la sua presenza tangibile e insieme impalpabile, divenendo un non-luogo, un labirinto visivo che rispecchia l’alienazione e la claustrofobia dei personaggi. La Louisiana è insieme moderne metropoli al neon, magnifiche ville sul mare, motel e fast food trasandati. Questi scenari, banali e universali, intensificano l'atmosfera onirica e trasportano lo spettatore in una dimensione parallela, dove le regole della logica sono sospese.
La stupefacente fotografia di Robbie Ryan (che ha lavorato in "Povere Creature" e "La Favorita", ma anche in un piccolo gioiellino horror come "I'm Not a Serial Killer" e con Nick Cave nel magnifico "Idiot Prayer") è fondamentale per costruire questo senso di alienazione e surrealtà. I colori saturi creano un effetto di straniamento visivo, un mondo che è familiare ma al contempo stranamente alieno.
Lanthimos e Ryan utilizzano spesso campi lunghi e prospettive insolite per evidenziare la distanza tra i personaggi e il loro ambiente, nonché tra loro stessi. Le inquadrature ampie non solo catturano la vastità del paesaggio della Louisiana, ma mettono in risalto la solitudine e l'alienazione dei protagonisti. I personaggi appaiono spesso piccoli, insignificanti, intrappolati, prigionieri.
Temi e Riferimenti Culturali
"Kinds of Kindness" affronta il tema del controllo in tutte le sue sfaccettature, mostrando come si manifesti attraverso dinamiche psicologiche, fisiche e settarie. Ogni episodio del film mette in scena una diversa forma di potere (la società, la famiglia, la religione), esercitato attraverso una "gentilezza" che si rivela essere solo una terribile arme di manipolazione e sottomissione.
Nel primo episodio Raymond, il capo di Robert, esercita un dominio totale sulla vita del suo sottoposto, mascherando il suo potere con gesti apparentemente premurosi. Tuttavia, queste azioni sono strumenti di manipolazione, progettati per mantenere Robert in uno stato di dipendenza assoluta. La "gentilezza" di Raymond è una trappola crudele, un modo per esercitare un controllo opprimente che spinge Robert a compiere atti estremi pur di non perdere i favori del suo dominatore.
Il secondo episodio esplora la perversa dinamica di coppia tra Daniel e Liz. Le richieste sempre più assurde di mutilazioni corporali, presentate come prove di identità e fedeltà, dimostrano come il desiderio di controllo possa portare a una spirale di distruzione fisica e mentale. La "gentilezza" di Daniel, che giustifica le sue richieste come necessarie per ristabilire la verità e l'intimità coniugale, è in realtà una forma di violenza, che culmina nella totale disumanizzazione di Liz.
Nel terzo episodio il controllo assume la forma di una manipolazione settaria: la religione come dominio assoluto. Emily e Andrew, sotto l'influenza dei leader della setta, Omi e Aka, vivono in uno stato di soggezione totale basato su rituali assurdi e pratiche di devozione estrema. Anche qui, la "gentilezza" dei leader della setta, che promettono illuminazione e salvezza, è solo un pretesto per mantenere il controllo sui loro seguaci, spingendoli a compiere azioni irrazionali in nome della fede.
L'ossessione per il controllo in "Kinds of Kindness" richiama direttamente il lavoro di Rainer Werner Fassbinder, regista noto per il suo esame impietoso delle relazioni di potere. Nei suoi magnifici film, come "Le lacrime amare di Petra von Kant", "Martha", "Il Diritto del più Forte", la manipolazione emotiva punta al dominio sull'altro. Anche Lanthimos esplora le dinamiche di potere e sottomissione ma con un approccio più surrealista, esasperando le situazioni fino all'assurdo per svelare le verità nascoste sotto la superficie delle relazioni umane.
Lanthimos ama Rainer Werner Fassbinder, quanto e più di noi. Ne attualizza la poetica, con un semplice e giocoso ribaltamento di una lettera: la W che diventa M. Ecco dunque che R.W.F. diviene R. M. F. e il nostro amato Rainer muore, vola e risorge. Chapeau.
Le influenze postmoderne sono evidenti nelle scelte stilistiche e narrative. Il lavoro sull'immagine e sulla frammentazione narrativa di Lanthimos può essere paragonato a quello di registi contemporanei come Nicolas Winding Refn, che è noto per utilizzare immagini potenti, perfette e astratte per esplorare temi di violenza, potere e desiderio. Come Refn, Lanthimos costruisce mondi visivi che sono al contempo affascinanti e inquietanti, attirando lo spettatore in un labirinto di significati possibili.
Questo ci porta al concetto di "cinema significante". "Kinds of Kindness" è essenzialmente un viaggio nel subconscio e nei sogni, che infatti guidano i personaggi della pellicola. Un mondo onirico dove gli eventi non seguono una coerenza logica, ma risuonano a un livello emotivo e intuitivo. Un universo comunque coerente a se stesso, semplicemente dove i soggetti "significanti" non sempre hanno un preciso e lampante "significato". Il subconscio dunque, quel flusso continuo e apparentemente incoerente, che risulta invece essere la nostra più vera essenza.
"This is it. The moment of truth", come dice Emma Stone in una scena chiave del film.
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