È il 1977 quando un giovane e sconosciuto artista visivo irrompe nei circuiti sperimentali cinematografici americani. Il suo primo film non è un semplice debutto, ma un’opera coraggiosa che mescola video-arte, surrealismo, horror e tanta ansia esistenziale: una esplorazione delle paure più profonde con immagini potenti e un design sonoro unico.
Lo spettatore rimane sospeso tra sogno e incubo. È come entrare in un quadro di Francis Bacon: lo spazio si deforma, le figure si contorcono, i corpi sono dilaniati dall'angoscia. La pressione emotiva del film ti risucchia al suo interno per tutto la durata della pellicola. E quando alla fine le luci si accendono, ciò che resta è un senso di disagio difficile da scrollarsi di dosso.
Inizialmente relegato ai "midnight movies", la pellicola diventa rapidamente un cult e influenzerà intere generazioni di registi di tutto il mondo.
Il nome del regista è David Lynch e il film si chiama Eraserhead.
Ma procediamo con ordine.
Filadelfia, degrado, famiglia, e "i quadri che si muovono"
Il ragazzo si diverte e si lascia andare: in pochissimo tempo si ritrova con moglie e figlia (Jennifer) a carico. Il terzetto vive in un quartiere pericoloso, dove aggressioni e crimini sono all’ordine del giorno. Questa esperienza influenzerà profondamente la sua visione artistica: il contrasto tra l'idillio dell'infanzia e la brutalità urbana diviene uno dei pilastri della sua poetica cinematografica.
Mentre studia all'accademia, Lynch inizia a esplorare nuovi linguaggi visivi. Partendo dalla pittura, sviluppa un’idea ossessiva: "Volevo che i miei dipinti si muovessero". Realizza il cortometraggio Six Men Getting Sick (1966), un’animazione di sei uomini che vomitano in loop, degno del miglior azionismo viennese. Il cortometraggio piace, vince il concorso artistico dell'accademia: è l'inizio della sua carriera cinematografica. I suoi lavori successivi, come The Alphabet (1968) (una sequenza angosciante di immagini legate all’apprendimento infantile) e The Grandmother (1970) (storia di un bambino che "crea" una nonna per sfuggire ai suoi genitori), confermano il suo stile unico: un geniale connubio di animazione, live action e suoni inquietanti, a supporto di tematiche come il disagio, la violenza e l’inesorabile presenza di un ambiente ostile.
Arriva il grande momento: nel 1971, Lynch ottiene una sovvenzione di 10.000 dollari dall'American Film Institute (AFI) per sviluppare il suo primo lungometraggio. Il progetto iniziale, Gardenback, venne accantonato in favore di Eraserhead. Tuttavia, il budget si esaurisce rapidamente, lasciando la produzione sul lastrico. E' l'inizio di un calvario.
Per anni Lynch riversa tutte le sue energie fisiche ed economiche nel progetto, arrivando a vivere praticamente sul set, allestito in un complesso abbandonato della AFI. Lynch è costretto a ricorrere al supporto di amici che contribuiscono finanziariamente alla causa. Lo stesso regista si prodiga in ogni tipo di occupazione per arrotondare. La produzione prosegue a singhiozzo per cinque sanguinosi anni, con lunghe pause e ritardi.
Nonostante queste difficoltà , Lynch si rifiuta di comprometterne la sua visione. Eraserhead è un progetto troppo personale per piegarsi alle logiche del cinema commerciale. Il regista tiene duro, fino al completamento della pellicola, avvenuto nel 1977. Il rischio distributivo sembra comunque enorme: chi accetterà di proiettare un tale incubo surreale? Ma ecco la svolta: il "mostro" trova i suoi degni estimatori. La pellicola viene proiettata nei circuiti underground, conquistando gli spettatori dei "midnight movies", e diviene rapidamente un'opera di culto. Il nome di Lynch inizia a circolare insistentemente come uno degli artisti più visionari della sua generazione.
Henry's Dream
I rumori metallici di una fabbrica lontana sono martellanti, l’aria è densa di elettricità , la luce è tremolante e minacciosa. Questo è il mondo di Henry Spencer, un uomo dalla chioma irta come un albero fulminato, che vaga in un paesaggio post-industriale desolato. La sua vita, già svuotata di significato, precipita nell’incubo quando la fidanzata, Mary, lo convoca per dargli una notizia inattesa: ha avuto un figlio.
Ma questo bambino non è come gli altri. È una creatura aliena, fragile e raccapricciante, avvolta in bende come un cadavere appena sepolto. Piange ininterrottamente, un lamento che lacera i nervi. Mary, consumata dalla disperazione e dalla depressione, crolla: non regge alla tensione e fugge. Adesso Henry è solo insieme a quel figlio mostruoso.
Eraserhead è un viaggio nei meandri dell’angoscia, del senso di colpa, e del rimosso. I simboli si muovono intorno a Henry come fantasmi, ognuno carico di un significato viscerale.
- Il bambino deforme: l'incarnazione della paura del sentirsi inadatti, schiacciati dalle aspettative. Quel volto inumano, quegli occhi pieni di sofferenza, quel pianto. E' un mostro, un alieno, come ogni neonato.
- Mary: moglie-madre logorata, depressa, disperata, svuotata, vittima di una maternità che la consuma. Ha bisogno di un supporto, ma il compagno sembra disinteressarsene. "Non ce la faccio più!" dice, ed esce di casa: adesso tocca ad Henry. E farà un casino!
- La Vicina sensuale: è l’illusione di una via di fuga, un rifugio temporaneo. Ma è un sogno che si infrange presto. Quando vede il bambino, il disgusto le spegne lo sguardo, e Henry capisce che non può nascondere i suoi demoni a nessuno.
- Lady in the Radiator: una visione apparentemente rassicurante, in realtà un ennesimo incubo. Con il suo sorriso distorto intona "In Heaven (Everything is Fine)", una nenia ipnotica che sembra promettere tranquillità e calore, mentre schiaccia feti sotto ai suoi piedi. Il messaggio per Henry? Nessuna responsabilità paterna, anzi un invito all'infanticidio.
- La Fabbrica di matite: la testa di Henry trasformata in gomma da cancellare è una potente metafora del desiderio di Henry di eliminare il trauma che lo assilla. Ma si sa, certe cose non possono essere rimosse così facilmente.
Alla fine Henry decide per una soluzione finale alle sue angosce: in un bianco accecante la Lady in the Radiator lo accoglie e lo abbraccia. Il film si conclude lasciando una tristezza profonda intrisa di reale meraviglia: una storia terribile tratteggiata usando l'arte più pura.
Alienazione, Ansia, Responsabilità , Rimozione
Il mondo in cui si muove Henry è un ambiente freddo e disumanizzante. I paesaggi industriali sono sterili, popolati da macchinari che emettono costanti lamenti metallici. Le strade deserte, i muri scrostati, le luci che tremolano: tutto comunica solitudine e isolamento. È come se l’intera città fosse un’estensione della mente del protagonista, devastata dalla alienazione.
Al centro del film c'è la paura di Henry nei confronti del matrimonio e della paternità : una lacerante ansia nei confronti delle responsabilità . Il neonato deforme è un fardello insostenibile, un’esistenza che richiede cura e sacrificio. Ma Henry non riesce a gestire il peso di queste responsabilità : si sente intrappolato. La temporanea fuga di una Mary stremata, accentua l’isolamento di dell'uomo, lasciandolo solo a confrontarsi con le sue ansie e le sue insicurezze.
Henry si ritrova schiacciato tra due forze opposte: il desiderio di libertà e il senso del dovere. All'inizio del film è in ferie dal lavoro, ulteriore accenno alla possibilità di vivere libero e senza costrizioni. Ma questa libertà è subito minacciata da Mary e il loro figlio mostruoso, in netto contrasto al richiamo della sessualità incarnata dalla vicina di casa, disponibile e seducente.
In quest'ottica, le donne del film sono archetipi che incarnano ruoli specifici nella psiche di Henry.
- Mary, la moglie, è una figura provata; arida, distante, prova a scappare dalla situazione insostenibile. Ma è solo una richiesta di aiuto che Henry purtroppo non accoglie.
- La Vicina è l’amante tentatrice, simbolo del desiderio e della fuga. Henry cerca in lei un conforto erotico che però si rivela effimero.
- La Lady in the Radiator è la madre spirituale, dolce e tenera, che tutto concede e tutto perdona. Canta e balla per Henry, offrendogli una via d’uscita, terribile e definitiva.
Il tema centrale del film appare essere la rimozione del trauma. La sequenza onirica della fabbrica di matite è particolarmente evocativa: la testa di Henry viene trasformata in gomma da cancellare. Rimuovere il senso di colpa, deresponsabilizzarsi "cancellando" i ricordi dolorosi. Ma quando Henry compie il suo "atto definitivo", non c'è nessuna liberazione: l’elettricità si spegne, il mondo di Henry implode, e la Lady in the Radiator lo accoglie nel bianco silenzio del nulla.
Il possibile riferimento autobiografico
È difficile ignorare i paralleli tra il giovane David Lynch e le vicende narrate in Eraserhead. Nel 1967, a soli 21 anni, Lynch aveva sposato Peggy Reavey, una compagna di studi della accademia, e l'anno successivo era nata Jennifer. Come Henry, anche Lynch si era trovato improvvisamente schiacciato dalle responsabilità familiari. Peggy ha successivamente descritto Lynch come "un padre affettuoso ma riluttante", un ritratto che richiama fortemente il protagonista Henry Spencer.
Per mantenere moglie e figlia, Lynch aveva trovato lavoro come tipografo, proprio come il protagonista di Eraserhead, andando a vivere in un quartiere malfamato di Filadelfia. Il senso di pericolo e alienazione che Lynch respirava ogni giorno si è riversato nel film che sembra essere una trasfigurazione della realtà in cui viveva il giovane regista.
Non molto tempo dopo l’inizio della produzione del film, Lynch e Peggy si erano separati. Questa rottura, unita alle difficoltà economiche, avrebbe potuto far sprofondare Lynch in una spirale di depressione e senso di colpa, esattamente come accade al protagonista Henry Spencer. A differenza del suo alter ego cinematografico, però, Lynch trova una via d’uscita: la Meditazione Trascendentale. Per Lynch, la meditazione diviene una rivelazione, un’ancora di salvezza capace di donargli chiarezza mentale e serenità . "Non ho mai perso una sessione da allora: venti minuti, due volte al giorno".
Eraserhead diventa così un ritratto metaforico della lotta interiore di Lynch: la paura del diventare padre e il senso di oppressione dell'ambiente ostile. La differenza fondamentale è che, mentre Henry si abbandona alla disperazione, Lynch riesce a sublimare le sue paure in arte, trovando un equilibrio attraverso la spiritualità . Eraserhead dunque non è solo una fantasia surreale, ma un’opera nata dal confronto diretto con le paure e le sofferenze del suo ideatore.
L'incubo in bianco e nero
L'opera è un’esperienza sensoriale unica, che trascina lo spettatore dentro a un incubo a occhi aperti: un mondo distorto e alienante, dove immagini e suoni si combinano per generare un senso di oppressione e angoscia senza tregua.
Il film è girato interamente in bianco e nero, con una fotografia espressionista: ombre profonde, luci tremolanti e contrasti violenti disegnano un mondo spettrale, senza colori né calore. I paesaggi industriali sono scarni e desolati: edifici fatiscenti, tubi che perdono vapore, cumuli di macerie. Ogni ambiente sembra un luogo dimenticato dal tempo, un limbo dove regna il degrado.
La sensazione di claustrofobia è opprimente. Gli interni sono soffocanti: l'appartamento di Henry è una stanza angusta, riempita di terra e piante morte. Le scenografie ricordano le opere pittoriche dello stesso Lynch, influenzate da artisti come Francis Bacon: figure deformate e i paesaggi devastati. Lo spettatore viene intrappolato in uno di questi quadri, costretto a respirarne l’angoscia.
Se la fotografia e la scenografia di Eraserhead costruiscono la cornice visiva dell'incubo, il suono ne è l’anima pulsante. Lynch e il sound designer Alan Splet lavorarono per un anno intero alla creazione della colonna sonora, permeata da un "dronare" incessante, un mix di rumori industriali che non concedono tregua. È un suono sotterraneo che riflette lo stato mentale di Henry: un ronzio continuo che ti spacca il cervello. Questo paesaggio sonoro è spezzato da brevi momenti musicali, come la celebre canzone In Heaven (Everything is Fine): interpretata dalla Lady in the Radiator, è una melodia semplice e ipnotica, al tempo stesso rassicurante e inquietante. Diverrà un brano di culto per una intera generazione di musicisti underground.
Eraserhead è profondamente influenzato dall’arte surrealista, ma Lynch la reinventa secondo una poetica personale. Se registi come Luis Buñuel e Salvador Dalà utilizzavano il surrealismo per scardinare la logica narrativa, Lynch lo usa per creare un universo che segue le regole del subconscio. Ogni immagine, per quanto apparentemente assurda, sembra comunque seguire un "piano" preordinato dal regista.
Archetipi lynchiani: un mondo di simboli significanti
A partite dal suo primo film, David Lynch getta le basi di quel complesso universo popolato da figure archetipiche e simboli ricorrenti che attraverseranno l’intera sua filmografia.
Henry Spencer: l'eroe elegante
Con la sua giacca sformata, la camicia bianca e l’acconciatura bizzarra, Henry diventa l’archetipo del protagonista lynchiano per eccellenza: un uomo catapultato in un mondo dove le regole della realtà sono distorte. Come Dorothy nel Mago di Oz, Henry vaga per una realtà "aliena", piena di minacce invisibili e paure sotterranee, che cerca comunque di affrontare. Questo tema dell’eroe in giacca e cravatta ritornerà spesso nel cinema di Lynch, da Jeffrey Beaumont di Blue Velvet a Dale Cooper di Twin Peaks.
Le figure femminili: la donna e il suo doppio
Abbiamo già visto come in Eraserhead tre donne occupino ruoli simbolici fondamentali nella vita di Henry: Mary, la moglie depressa, fredda e consumata; la Vicina di casa, seducente e sensuale; la Lady in the Radiator, calda e protettiva. In particolare Mary e la Vicina richiamano il tema ricorrente della doppia identità femminile, fortemente presente nella poetica di Lynch: la donna bionda e la donna mora, spesso una speculare all'altra. È lo stesso conflitto che vediamo in Betty e Rita di Mulholland Drive, o in Renée Madison e Alice Wakefield di Strade Perdute.
Abbiamo già visto come in Eraserhead tre donne occupino ruoli simbolici fondamentali nella vita di Henry: Mary, la moglie depressa, fredda e consumata; la Vicina di casa, seducente e sensuale; la Lady in the Radiator, calda e protettiva. In particolare Mary e la Vicina richiamano il tema ricorrente della doppia identità femminile, fortemente presente nella poetica di Lynch: la donna bionda e la donna mora, spesso una speculare all'altra. È lo stesso conflitto che vediamo in Betty e Rita di Mulholland Drive, o in Renée Madison e Alice Wakefield di Strade Perdute.
Il Manipolatore misterioso
Un altro archetipo centrale nel cinema di Lynch è quello del manipolatore, una figura enigmatica che osserva e influenza gli eventi. In Eraserhead abbiamo l'Uomo nel Pianeta, un essere sfigurato che muove strane leve in luogo sperduto nello spazio: è un un controllore del destino di Henry, o forse solo un testimone impotente? Personaggi simili torneranno nelle opere successive di Lynch: basti pensare al Gigante e al Nano della Loggia Nera in Twin Peaks, o al Mystery Man di Strade Perdute. Figure che parlano per enigmi e sembrano regolare il flusso degli eventi in modo incomprensibile, per seguire misteriosi piani preordinati.
Anche le location di Eraserhead sono cariche di significati simbolici che ritroveremo nelle opere successive del regista. Il pavimento del palazzo di Henry, con il suo motivo a zig-zag, anticipa chiaramente il disegno ipnotico/geometrico della Loggia Nera in Twin Peaks. L’albero secco che appare nei sogni del protagonista è un altro simbolo ricorrente, presente sempre in Twin Peaks: Il ritorno.
Il linguaggio dell'inconscio
Eraserhead è un film che non segue una logica narrativa tradizionale, bensì opera a un livello più profondo, parlando direttamente al subconscio dello spettatore. Ma come si può interpretare un film che sembra sfuggire a ogni approccio razionale?
Come suggerito dal pensiero di Jacques Lacan, l’inconscio è strutturato come un linguaggio. Tuttavia, questo linguaggio non è lineare né razionale: si esprime attraverso simboli, immagini, suoni e associazioni libere. Lynch è un maestro di questo linguaggio: i suoi film parlano alla nostra parte più nascosta, rivolgendosi direttamente al subconscio. È proprio in questa particolarità che risiede il loro potere e il loro fascino. Eppure il regista rivendica la logica che sta dietro ogni sua sceneggiatura. Su questo è categorico: "Nei miei film c'è esattamente tutto ciò che serve per comprenderli. Io ne so tanto quanto voi spettatori."
Lynch non intende costruire enigmi da decifrare con la razionalità , ma opere nelle quali lo spettatore è invitato a immergersi, per confrontarsi con il proprio inconscio, attraverso simboli. Questi non sono casuali né privi di logica. Al contrario, seguono una coerenza interna che può essere colta solo accettando il linguaggio del sogno. Come in un’esperienza onirica, ci sono frammenti che affiorano alla coscienza senza mai rivelarsi completamente. È una struttura narrativa che riflette l’esperienza stessa della vita interiore: frammentata, ambigua, ma profondamente significativa. È un viaggio inquietante, misterioso, ma necessario: è un viaggio dentro noi stessi.
Impatto e eredità culturale
Appena uscito, un oggetto bizzarro come Eraserhead trova inizialmente la sua nicchia nel circuito dei "midnight movies", un fenomeno culturale che a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 servì a riscoprire e consacrare opere visionarie e controcorrente. Accanto a film come La notte dei morti viventi, El Topo, Pink Flamingos e The Rocky Horror Picture Show, il film di Lynch si afferma come un’esperienza cinematografica da vivere a tarda notte, in una dimensione quasi rituale.
Per dieci anni, il film viene proiettato in orari improbabili, attirando un pubblico di cinefili, artisti, e outsider affascinati dalla sua atmosfera da incubo. L’opera inizia a costruirsi la sua reputazione di cult movie, diventando oggetto di dibattito e ammirazione nei circoli più alternativi. Uno dei suoi più grandi estimatori è Stanley Kubrick, che lo proietta incessantemente alla sua troupe durante le riprese di Shining, definendolo il suo film preferito. Non è difficile immaginare i motivi: entrambi i film esplorano temi di alienazione, isolamento e infanticidio, evocando un’atmosfera di tensione costante attraverso l’uso del suono e degli spazi chiusi.
Lynch avrebbe continuato a lavorare con gran parte del cast e della troupe di Eraserhead nei suoi progetti successivi. Jack Nance, indimenticabile interprete di Henry Spencer, collaborerà con il regista in film come Dune e Blue Velvet, oltre a interpretare un ruolo cruciale in Twin Peaks. Il tecnico del suono Alan Splet creerà l’ambiente sonoro di capolavori come The Elephant Man e Blue Velvet, consolidando una collaborazione basata sulla sperimentazione sonora.
Per un regista al debutto, Eraserhead rappresenta un risultato artisticamente straordinario: per molti è il Citizen Kane di David Lynch per l’impatto creativo e l’innovazione stilistica dimostrata. L’eredità estetica di Eraserhead si rifletterà in molti suoi lavori successivi, ma influenzerà molti altri registi e artisti. Tetsuo: The Iron Man (1989) di Shinya Tsukamoto, sembra essere una versione cyberpunk del mondo industriale di Lynch. Anche Darren Aronofsky riconosce il debito nei confronti di Eraserhead nel suo debutto Ï€ - Il teorema del delirio, un film che esplora la paranoia e la discesa nella follia attraverso un linguaggio visivo fortemente simbolico. L’integrazione di suono, immagine e simbolismo che caratterizza Eraserhead ha ridefinito le possibilità del cinema sperimentale, rendendo il film un punto di riferimento per il linguaggio visivo post-contemporaneo.
Anche al di fuori del cinema, Eraserhead ha ispirato artisti visivi, musicisti e scrittori. La canzone In Heaven (Lady in the Radiator Song) è ben presto diventata un culto per intere generazioni di musicisti underground. E' stata reinterpretata da band come Devo, Tuxedomoon, Bauhaus e Pixies, e il suo fascino rimane intatto anche verso musicisti contemporanei come Zola Jesus e Kanye West, mentre le immagini disturbanti del film continuano a essere citate in videoclip musicali, fumetti e opere d’arte contemporanea.
Nel 2004, il National Film Registry degli Stati Uniti ha riconosciuto Eraserhead come un’opera "culturalmente, storicamente e artisticamente significativa". Una consacrazione definitiva e insperata per un film sperimentale, visivamente estremo, tematicamente durissimo. La pellicola rimane un riferimento per chiunque cerchi nel cinema non solo una forma di intrattenimento, ma anche un mezzo per esplorare le possibilità più sperimentali della settima arte. E il suo impatto è destinato a perdurare ancora a lungo: come un sogno che, per quanto oscuro e inquietante, non riusciamo né vogliamo dimenticare.
Qualche anno fa è comparsa in rete una intervista nella quale un giovane Lynch, sul set di Eraserhead, spiega in maniera semplice e precisa i contenuti del film.
Un giornalista chiede ingenuamente: "Hai una bella famiglia, una vita tranquilla, perchè sei così strano?".
Lynch sorridendo risponde: "Dentro tutti noi, sotto quella che sembra una calma esteriore, c'è il subconscio, giusto? Li dove vivono gli abitanti del profondo. Questo film è un viaggio nel subconscio, dissotterra cose che sono dentro le persone."
Ma il giornalista è insoddisfatto e si permette di insistere: "Ti piacerebbe spiegare meglio?"
Ma Lynch è lapidario: "No!"
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