QUANTO PUO' FAR PAURA UNA FEMMINA? - Recensione del film UNA FEMMINA (Francesco Costabile - 2022 Ita)

Francesco Costabile lo conosciamo bene, lo seguiamo da sempre e amiamo il suo sguardo che fin dagli esordi lotta per l’abbattimento di muri culturali e per l’affermazione delle identità al di là dei generi.

Se volete approfondire, ecco il nostro dossier a lui dedicato 

(c) Chico De Luigi

Finalmente dopo una lunga "gestazione", ma al momento giusto, viene alla luce il suo primo lungometraggio: UNA FEMMINA. Il film è tratto da “Fimmini ribelli”, libro inchiesta di Lirio Abbate sulle donne della ‘ndrangheta. 

Fresco di presentazione al Festival di Berlino 2022, nella sezione Panorama. Uscito in tutte le sale italiane dal 17 febbraio.

UNA FEMMINA

Alte montagne sovrastano un luogo nel mondo. È un remoto paesino della Calabria, ma potrebbe esser qualsiasi altro luogo dove il Male ha messo radici profonde e inestricabili. 

Rosa vive in questo luogo, con i suoi parenti: il lavoro nei campi, le bestie da curare, con le case diroccate, nel silenzio e nell’immobilità del quotidiano.

In questo luogo nel mondo il Male si chiama ‘ndrangheta ed è come un ragno che tesse la sua tela dappertutto, un ragno che morde e avvelena il sangue e poi il sangue del suo stesso sangue.

Rosa è nel suo letto, attraverso immagini sfocate assistiamo al ricordo onirico dell’omicidio di Cetta: sua madre, “una ca tenia u diavulu in corpo”.

Cetta ammazzata dalla sua stessa famiglia per cancellare il disonore e l’infamia. Perché Cetta era “una ca parrava”.

Il trauma di colpo viene a galla, l’inconscio si risveglia. 

Rosa ricorda tutto: lo vediamo e lo sentiamo il dolore dell’acido muriatico che scende dalla bocca, che soffoca e corrode quella gola che più non deve emettere parola.

L’istinto si ribella e in Rosa si accende la miccia della vendetta, l’inquietudine cresce di scena in scena. Ciò che non vediamo … sentiamo.

Sentiamo il suono che lavora dal di dentro toccando corde profonde. Avvertiamo il peso delle alte montagne che si ergono impenetrabili su quel luogo arcaico. Vediamo lo sguardo di Rosa che parla, che grida, che colpisce come un’arma … 

Rosa arde di rabbia e voglia di riscatto, diventa “tragediaturi" e da fuoco ad un capannone pieno di affari sporchi.

Le fiamme bruciano come la sete di vendetta, su terre aride e inaridite da leggi e regole inumane, fiamme impetuose e purificatrici di “malacarne” e “malaterra”.

La miccia accesa nel cuore di Rosa non si spegne neanche quando è costretta a unirsi con il Male, anzi si “rinforza” d’amore selvaggio e istintivo per proteggere la femmina che porta in grembo.

(c) Francesco Spingola

Una Donna nuova, da proteggere soprattutto da Berta, sua nonna. Berta che ora è seduta sulla stessa sedia su cui ha fatto uccidere la figlia: Cetta, la madre di Rosa. Berta che ora soffoca proprio come la figlia, ma che proprio ora, mentre dalla finestra sfilano le donne in processione, ha l’ultima occasione di liberarsi dal suo Male interiore.

E il canto della “Desolata” incalza per le vie del paese, le donne velate di nero marciano unite.

(c) Ceccon

Poi il canto s’innalza, Rosa insorge: si svela. Con lei tutte le altre donne in un finale deflagrante come un urlo liberatorio contro l'oppressione, contro ogni oppressione. 

E in quel preciso istante siamo tutti 

UNA FEMMINA

Un film immersivo senza compromessi. La regia superba di Francesco Costabile instilla emozioni lancinanti in un crescendo di tensione emotiva che non si placa a fine visione, ma continua a viverti dentro. Un film che DEVE smuovere l’inconscio collettivo delle donne e degli uomini tutti.

L’ambientazione è oppressiva, grigia, pesante. Paesini rurali abbandonati a se stessi, abitazioni decadenti, strade perdute, personaggi tristi obbligati a “lavorare il Male”. Luoghi che potrebbero essere comunque pacifici devono invece sottostare a una sola, terribile regola: il silenzio. 

Siamo in un film dell’orrore. Siamo a Silent Hill. Siamo in un gotico di Mario Bava. 

Siamo a Twin Peaks.

Rosa come Laura non vuole arrendersi al suo destino, non vuole concedersi al Male. In Rosa brucia la sete di riscatto, un fuoco cammina con lei. Il suo cuore selvaggio non le permette di lasciarsi addomesticare.

Rosa quindi non ha scelta.

Come una Laura Palmer che squarcia, finalmente, quel maledetto telo di plastica che la imprigiona, Rosa strappa il suo stesso velo e svelandosi disvela l’Orrore.

Rosa col suo gesto si “sacrifica all’Amore”, indicando l’unica strada percorribile: la rivolta.

Il lavoro sui volti e sui corpi, vera ossessione di Costabile, è sorprendente. Corpi e volti filmici non conformi. Volti espressivi, forti. Sguardi spietati, che parlano più di mille parole, disperati nel loro essere dentro o fuori il Male … “o cu nui o cu igghi”.

Tra tutti spicca l’attrice non professionista Lina Siciliano che rende Rosa credibile, palpabile: unica Rosa possibile.

Il Male ha mille facce: puoi chiamarlo ‘ndrangheta, mafia, fanatismo, ignoranza, puoi chiamarlo abuso sessuale, abuso psicologico, violenza domestica, patriarcato, puoi chiamarlo corruzione … censura.

Puoi chiamarlo come vuoi, ma la tua risposta deve esser solo una:

RIBELLIONE!

P.S. Quanto può pungere una Rosa? Quanto può far paura UNA FEMMINA? Tanto. Al punto da esser stato vietato ai minori di 14 anni ... divieto per fortuna prontamente ritirato. Ed è anche per questo che il film va sostenuto. Andate in Sala!

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